Con l’introduzione dell’articolo 6 bis all’interno del D.lgs. 231/2001, rubricato “Modelli di organizzazione dell’ente qualificato come impresa alimentare”, inevitabilmente, tutte le agevolazioni derivanti dall’adozione di modelli di organizzazione e gestione, in linea con il predetto decreto legislativo, si estendono alle imprese che si occupano del settore alimentare. Si pensi a titolo esemplificativo, alle aziende conserviere di pomodori, dell’olio D.o.p., delle arance e dei limoni. Tutte imprese presenti sul territorio nazionale e che rappresentano l’eccellenza, sia in ambito europeo che mondiale.
Il legislatore, per incentivare la crescita di queste imprese, ogni anno studia delle misure in grado di contemperare da un lato le esigenze dei produttori e dall’altro quello dei consumatori. Cercando di abbattere (per entrambi) i costi.
ISI INAIL
L’obiettivo del bando è incentivare le imprese a realizzare progetti per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Sappiamo che l’ultimo anno e mezzo è stato segnato dall’emergenza Covid – 19. Emergenza sia sanitaria che economica (e sociale). Ed infatti, non a caso, il “Bando Isi Inail 2020” reca misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica.
La misura incentiva tutte le imprese (anche individuali) con sede in Italia e iscritte alla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, le medio / grandi imprese dell’agricoltura e, nello specifico dell’asse di finanziamento 2, anche gli Enti del terzo settore.
Modello organizzativo 231 per le imprese alimentari
Il modello 231 è un insieme di protocolli che regolano e definiscono la struttura aziendale e la gestione dei suoi processi sensibili. Se correttamente applicato, riduce il rischio di commissione di illeciti penali.
In altre parole, il Decreto Legislativo 231/2001 individua in un Modello correttamente elaborato, adottato e aggiornato, lo strumento per esimere una società della propria responsabilità amministrativa dipendente da reato.
Viene adottato insomma per permettere alle imprese di essere dispensate dai reati imputati ai singoli dipendenti e, mediante la sua compilazione, la società può chiedere legittimamente l’esclusione o la limitazione della propria responsabilità derivante da uno dei reati menzionati nella norma.
In sostanza, è importante – oggi anche nel settore agroalimentare – dotarsi di un “efficace modello 231”, perché si può:
– avere accesso, più facilmente ai finanziamenti, sia delle istituzioni comunitarie, sia delle banche convenzionate, a sostegno degli investimenti, della tutela dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro;
– predisporre un’adeguata tutela avverso tutti i nuovi reati agroalimentari, previsti dal disegno di legge 2231 del 2016 (es. agropirateria e frode in commercio di prodotti alimentari).
– accedere, senza difficoltà, ai bandi relativi agli appalti pubblici, vedendosi riservate, in alcuni casi, perfino corsie preferenziali. In varie regioni come Lombardia, Calabria, Abruzzo ed in parte anche in Campania, l’aver adottato un modello ex 231 è un requisito essenziale per l’accesso ai rapporti economici con le stesse e per l’accreditamento ai fini dell’erogazione di determinati servizi.
Rating di legalità per l’impresa alimentare
Tutto ciò è possibile grazie alla crescente importanza del rating di legalità. Si tratta in pratica di un indicatore sintetico del rispetto di elevati standard di legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta.
Per ottenere il rating “di base” – cioè una stella – occorrono alcuni requisiti minimi autocertificati. Tra cui l’assenza di misure cautelari personali o patrimoniali per gli amministratori e soci, l’assenza di provvedimenti per il mancato rispetto delle leggi sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e violazioni in materia retributiva, contributiva, assicurativi e fiscale.
Per raggiungere la valutazione massima – cioè la terza stella – è richiesto il possesso di ulteriori requisiti. Tra cui, in particolare, il possesso di un organo di controllo efficace ai sensi del sistema di governo e prevenzioni richiesto dal D.lgs. 231 del 2001, la presenza di acclarati sistemi di Corporate Social Responsibility (CSR), nonché l’adesione a codici etici di categoria.
In estrema sintesi, la ratio degli incentivi proposti dallo Stato si ravvisa nella ricerca di quel giusto equilibrio tra sviluppo e sostenibilità delle imprese. Nel caso di specie – cioè il settore alimentare – individuabile attraverso un indice ben determinato, il rating di legalità, la cui valutazione può essere arricchita attraverso l’implementazione del modello di organizzazione e gestione, così come previsto dal D.lgs. 231 del 2001.